benvenuti in zucchero d'oro

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benvenuti in ZUCCHERO D'ORO

domenica 7 novembre 2010

LA STORIA DELLA ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE

LA STORIA DELLA ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE
Nell’antica Roma il 17 marzo si celebravano le Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e  Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi: per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento.
A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe.
Nella sua versione attuale, la zeppola di S.Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.
La prima zeppola di San Giuseppe  che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.
Un tempo a  S.Giuseppe, patrono dei falegnami,si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini  ne riceveva in dono  dai genitori qualcuno.
Oggi invece, dal 1968, da quando cioè il giorno di S.Giuseppe è stato decretato festa del Papà, il 19 marzo sono i figli a fare regali ai padri.



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sabato 6 novembre 2010

origine della zeppola


La zeppola: gioia del palato e curiosità della lingua
Sulla bontà della zeppola di San Giuseppe l’accordo è completo. Sull’origine della parola “zeppola” i pareri sono invece discordanti. Ecco alcuni degli etimi più accreditati:
- zeppa: dal latino “cippus”, pezzetto di legno  in grado di risolvere piccoli problemi di slivellamento. La zeppa è piccola, e per questo somiglia a quel “pizzico” di pasta lievitata che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, fino a dar vita alla classica “pastacrisciuta”. La zeppola si fa infatti come la pastacrisciuta, ma è dolce: e come lei, a Napoli  ha un’origine “stradale”.
- serpula(m), dal latino serpe: la  zeppola (quella antica,di  San Giuseppe) ha la forma di una serpe acciambellata.
- cymbala(m), imbarcazione fluviale dal fondo piatto e l’estremità arrotondata, dunque a forma di ciambella. Col tempo, attraverso una serie di modificazioni linguistiche, cymbala è diventato “zippula”, da cui zeppola.
- Saeptula, da saepio, cingere. Questo termine designava gli oggetti di forma rotonda in genere.
- Zi’Paolo: il nome  del friggitore napoletano,presunto inventore della zeppola.
Per concludere, va ricordato che “zeppola” è  anche uno dei nomi scherzosi che i napoletani danno all’ernia inguinale, insieme aguallera, paposcia, ‘ntoscia, mellunciello.
E’ peraltro probabile che la zeppola/ernia  non sia la zeppola di   San Giuseppe bensì la “pastacrisciuta”, quell’impasto di farina, acqua e lievito che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, rassomigliando ad una rotondeggiante ernia inguinale.


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LA LEGGENDA DELLE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE

LA LEGGENDA DELLE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE
La bottega era in fondo alla via,
tutti quanti sapevano dove.
Fa  Giuseppe: “Adorata Maria,
molto presto sarà il diciannove;
 
vola il tempo, a gran passi s’appresta.
Invitiamo qui a casa gli amici.
E’ il mio nome, lo sai; la mia festa.
Che ti pare, Marì? Che ne dici?”
 
Alza gli occhi Maria dal ricamo,
risplendenti di grazia divina.
“Peppe mio, tu lo sai quanto t’amo,
però sono un disastro, in cucina.
 
Ti ricordi dell’ultima volta?
Mi ci sono davvero impegnata,
ma mi venne uno schifo, la torta,
e alla fine l’abbiamo buttata.
 
Ma stavolta andrà meglio, lo sento,
lo vedrai: non ti dico di più.
Voglio farti davvero contento,
con il nostro figliolo Gesù!”
 
E così ci provò. Poveretta,
ben tre giorni passò a cucinare,
ma non era una cuoca provetta
(era molto più brava a pregare).
 
Questa volta riuscì! Nella stanza
in cui stava la Sacra Famiglia
si diffuse una dolce fragranza.
Che languore! Che gran meraviglia!
  
Su un vassoio fan mostra di sé
(beh, Maria, certe volte sei  in vena!)
zeppoloni di pasta bignè
ben guarniti di crema e amarena.
 
San Giuseppe però storce il naso.
“Moglie mia, chi può averti aiutato?
Non mi dire che è frutto del caso;
tu lo sai, la menzogna è peccato.
 
E non fare quel viso contrito!
Dai, sorridi, mia cara Maria:
l’aiutante, l’ho bell’e capito,
si nasconde costì, in casa mia.
 
Vieni qua, figlio mio, fatti avanti.
I miracoli son limitati,
vanno usati per cose importanti;
se li impieghi così, son sprecati!”
 
Ma Gesù, ch’era ancora un bambino
lo guardò con grandissimo amore,
e gli disse: “Mio caro papino,
stai facendo – perdona – un errore:
 
questa zeppola dolce, squisita
da gustare in un giorno di festa
rende un poco migliore la vita:
la magia  quotidiana è anche questa.
 
E’ un miracolo lieve, leggero;
una semplice, morbida  cosa,
che anche al giorno più cupo e nero
dà una piccola mano di rosa”.
 
Il papà sentì in gola un magone.
“Caro figlio, non critico più.
Su ‘sti zeppole hai proprio ragione:
io so’ Santo, ma tu sì Gesù!” 



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curiosità sulle zeppole

 La zeppola di San Giuseppe non è una zeppola come le altre. E' forse la più conosciuta ma anche l'ultima arrivata. Prima c'erano altri tre tipi di zeppole: la classica “zeppola”, uno dei dolci più antichi che si conoscono, la zeppola "graffa" e la "zeppola pastacrisiuta".
La zeppola classica: la più antica, a forma di ciambella, si fa con semplicità, impastando della farina passata al setaccio con acqua e sale. Dall’impasto, liscio e morbido, si ricavano delle ciambelle, che vengono fritte nell’olio caldo (ma non bollente), quindi asciugate e spolverate con zucchero e/o cannella. Prima dell’avvento dello zucchero, al suo posto si usava il miele: prima dell’olio di oliva c’era lo strutto.





La Graffa: identica nella forma alla zeppola classica: a forma di ciam bella ricoperta di zucchero e cannella. Si differenzia per il tipo di impasto che prevede anche le patate per una maggiore morbidezza. Deve il suo nome al Krapfen, dolce austriaco di forma tonda ma non a ciambella e diversamente dalla Graffa, ripieno di crema. Il nome del Krapfen deriva da Veronica Krapf, fornaia austriaca che l'ha inventato





La zeppola di San Giuseppe è più recente e di tutt’altra pasta: quella degli choux (a Napoli “sciù”), detti anche bignè, che però vengono cotti al forno.
Per motivi dietetici, oggi anche la zeppola di San Giuseppe viene offerta nella variante “al forno”: quella vera però rimane quella fritta.
Nel settecento, il 19 marzo i friggitori, in omaggio a S.Giuseppe, loro santo patrono oltre che dei falegnami, allestivano dei banchetti davanti alle loro botteghe, per friggere e servire le zeppole direttamente in strada, in tempo reale.
Nell’imminenza del Santo, la zeppola di S.Giuseppe a Napoli la si trova ovunque. Ma è ormai facile trovarla quasi tutto l’anno, specialmente nel formato “mignon”. Al quale tanti napoletani sono stati costretti ad assoggettarsi, in nome di un pragmatico e salutistico “di meno, ma per più tempo”.Col tempo allo zucchero e alla cannella si è sostituita la crema pasticcera e l’amarena come guarnizione.

La zeppola pastacrisciuta è una zeppola salata. Omonima ma diversa anche nella forma dalle altre zeppole. E' come una pallina di pochi cm.  Si ottiene prendendo un pizzico di “pasta lievitata cioè cresciuta” gettato nell’olio bollente. Ancora oggi questo tipo di zeppola si acquista nelle tante friggitorie napoletane insieme ai panzarotti (crocchè piccoli e senza ripieno) e si mangia in piedi ancora bollente. Esempio di un fastfood ante litteram. E’a questa zeppola che si fa riferimento per indicare un difetto di pronuncia che riguarda la esse e la zeta. Non tanto per l’impossibilità di dire correttamente”zeppola” ma perché si parla come se si avesse “una zeppola in bocca”,caldissima. E la zeppola pastacrisciuta si mangia infatti bollente. 

Calorie della zeppola
L'apporto calorico della zeppola è notevole per la presenza di dosi elevate di grassi (circa il 25%), di zuccheri e carboidrati complessi (circa il 40%): si arriva quasi a 400 cal. per 100 gr. Non è adatto per le diete dimagranti, e va dosato per i diabetici. Ma può essere assunto occasionalmente per es. il 19 marzo. In molte pasticcerie, onde evitare i già grossi ed irreparabili attentati alle diete, vengono anche proposte anzichè fritte, al forno.


100 gr. di zeppole di San Giuseppe:
395 calorie
una zeppola di san Giuseppe di misura media (50 gr.):
147 calorie




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zeppole

‘E canuscite ‘e zeppule?
Si pruvenite ‘a Napule
‘a cosa è assaje  probabile.
P’e fà  nunn’è difficile:
acqua e farina, impastale,
e po’ miettele a frijere
pe dint’all’uoglio cavere.
Al finale, c’ea stennere
nu’ velo fatt’e zucchere.
Si nun ce crire, pruovale:
par’o magnà dell’Angele!
E’ vero o no; sti zeppule
nun songo irresistibile?

 

Non conosci le zeppole?
Se non vieni da Napoli
la cosa è assai probabile.
Preparale, ch’è facile:
procurati – è fattibile –
farina ed acqua. Impastale,
e poi nell’olio friggile.
Di zucchero cospargile:
ti mangi anche le briciole!
Se non ci credi, provale,
e poi dirai: ‘ste zeppole,
che gusto irresistibile!



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